e…
le parole danzano
a piedi nudi calzano
prati infiniti
di vergini domani smarriti!

e… ci troviamo così, in corsa magari, a saltarci su senza fermarci , questo chiede la vita al suo passaggio e noi attaccati al gioco del mondo non troviamo la forza e le parole per viverlo… già le parole per viverlo… come se potesse bastare una semplice frase per cambiarlo … quasi ci credo! 
Ma loro, le lettere, dove sono? Tra le foschie del tempo 
le trovo a danzar nude l’indifferenza nel pudore dei campi, libere nelle forme a chieder rispetto per aver di nascita vissuto forti e consapevoli emozioni e chiuse di pronuncia e di coraggio le trovo inermi sul sagrato del cuore … così di note la danza sui prati immensi, indefiniti, infiniti dove chiedere ascolto le porta ad un domani non ancora da perdere. Vergine, mai vissuto così, il domani mostra la sua fragilità nella verità che non dice perché persa nella brama della vita.
Stiamo perdendo il dialogo libero e vitale, ci serviamo di strumenti per non parlare, per evitare l’ascolto che è fatto di toni, di sguardi, di accenti, di distanza e di presenza, stiamo perdendo il suono delle parole, non siamo più abituati a pronunciarle, a sentirle, a regalarle o anche a venderle …non ne ricordiamo più la musica , la dizione eppure sono lì nella piena del mondo ,come sempre, dove vergine e infinito rimane il tempo nella volontà del suo domani non ancora smarrito!”
Forza uomo non esser voce di risulta, ma sii della parola la sua eco assoluta!

(Fabio De Cuia

tratto da www.lavoceaglitaliani.it